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USA: presentata la nuova Strategia Nazionale per la Sicurezza della catena logistica globale

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La Strategia Nazionale per la Sicurezza della catena logistica globale traccia la politica del governo americano in materia di rafforzamento della supply chain (ossia in materia di security dei flussi che le merci seguono nel loro percorso di spostamento dall’impianto di produzione fino al consumatore finale).

Lo scopo è quello di evitare che soggetti privi di scrupoli sfruttino la movimentazione delle merci per perpetrare attacchi di tipo terroristico o far entrare negli USA materiali in grado di compromettere la salute o la sicurezza del popolo americano. Il container in particolare, oltre ad essere fra i principali artefici della crescita del commercio internazionale e della globalizzazione dell’industria, per la sua natura di box chiuso e sigillato costituisce un anello particolarmente vulnerabile della catena logistica. Ciò in quanto le sole persone che sanno davvero cosa esso contiene al suo interno sono quelle che si occupano del suo riempimento. Tutti gli altri soggetti che si occupano delle successive fasi di movimentazione e stoccaggio sanno solo cosa è stato dichiarato nei documenti che lo accompagnano. Ed i documenti, com’è facile intuire, possono essere facilmente alterati. Il trasporto tramite container infatti, viene oggi utilizzato per ogni genere di traffico illecito, da quello di stupefacenti, armi, prodotti contraffatti, fino agli immigrati clandestini.

La strategia americana tenta di conciliare l’obiettivo del rafforzamento della sicurezza dei traffici con quello della facilitazione del commercio, e lo fa puntando ad una serie di obiettivi:

  1. ridurre al minimo le interruzioni dei flussi di merci, analizzando e risolvendo le potenziali minacce già durante le prime fasi del processo di movimentazione, avvalendosi delle tecniche di analisi dei rischi. Infatti, più una merce rimane ferma e più essa è soggetta a rischi di manipolazione e furto, come recita il noto detto “cargo at rest is cargo at risk”.
  2. Rafforzare la sicurezza fisica delle infrastrutture, dei mezzi di trasporto e delle attività di informazione: il che implica una limitazione degli accessi al solo personale autorizzato per quanto riguarda le merci, i mezzi che le trasportano ed i luoghi dove esse sono custodite o poste in giacenza. In questo logica di limitazione vengono fatti rientrare anche i flussi informativi che inerenti le merci, i quali devono circolare unicamente tra soggetti autorizzati.
  3. promuovere la costruzione di catene logistiche flessibili, in modo da consentire alle merci di seguire percorsi alternativi qualora venisse a determinare una interruzione nella catena logistica. Per far ciò è necessario migliorare i processi comunicativi e di scambio di informazioni tra i vari anelli della catena logistica, incoraggiando la condivisione di informazioni relative alle minacce potenzialmente capaci di causare una “supply chain disruption" con altri soggetti esterni alla catena logistica, che pure possono contribuire all’obiettivo del rafforzamento della stessa.

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