Spagna: maggiore autonomia finanziaria alle autorità portuali

Stampa
There are no translations available.

In un periodo in cui in Italia si discute in maniera accesa su come conferire maggiore autonomia finanziaria alle autorità portuali, il governo spagnolo ci precede e pubblica nel Boletin Oficial del Estado (Gazzetta Ufficiale) l'attesa nuova “Ley de Puertos” sul regime economico e delle prestazioni di sevizio rese nei porti di interesse generale.

La legge 33 del 5 agosto 2010, di modifica della legge portuale n. 48/2003, introduce una serie di riforme strutturali, a carattere strategico, fondamentali in un Paese la cui economia dipende in larghissima misura dalla logistica, in specie quella dei porti di proprietà statale, dai quali passa circa l’85% del totale delle importazioni ed il 50% delle esportazioni del Paese.

Il sistema spagnolo è caratterizzato infatti da una struttura fortemente decentrata, in cui viene riconosciuta ampia autonomia alle Autorità Portuali, enti pubblici posti sotto il coordinamento e controllo di un apposito organismo di Stato denominato “Puertos del Estado”, avente responsabilità complessive nei confronti del sistema dei porti di proprietà statale e competente per l’esecuzione della politica portuale del governo ed il coordinamento e controllo dell’efficienza complessiva del complesso delle infrastrutture portuali statali (costituite da 44 porti di interesse generale, gestiti da 28 Autorità Portuali). Accanto ai porti statali v'è poi tutta una serie di infrastrutture portuali la cui titolarità spetta ai Governi delle Comunità autonome entro il cui territorio sono ubicati. Queste ultime sono in genere costituite da porti perscherecci, da porti destinati ad attività di diporto e da porti rifugio.

Il nucleo centrale della riforma è costituito da un regime tariffario maggiormente competitivo, con la possibilità per le autorità portuali di definire autonomamente il livello delle tasse applicate in porto, così da rendere più attrattivi gli scali da esse gestiti, rendendo economicamente più conveniente l’uso dei porti da parte delle compagnie di navigazione ed altre categorie di utenti.

La riforma è stata ispirata dall’esigenza di assicurare ai porti spagnoli condizioni di maggiore efficienza e competitività rispetto agli altri porti del Mediterraneo, in specie quelli nordafricani, che soprattutto nell’ultimo anno hanno sottratto consistenti quote di traffico ai porti spagnoli.

Oltre alle tasse portuali, le autorità portuali potranno finanziarsi attraverso una serie di trasferimenti statali, ripartiti fra le stesse in base al grado di efficienza dimostrata nella gestione delle infrastrutture poste sotto il loro controllo e del livello di produttività di ogni scalo.

I livelli delle tasse portuali dovranno in ogni caso rispettare la copertura almeno dei costi sostenuti per la gestione dei porti ed assicurare comunque il conseguimento di obiettivi di rendimento minimi, che spetterà al Ministero dello Sviluppo spagnolo (Ministerio de Fomento) di stabilire per ciascuna autorità portuale, attraverso appositi ordini ministeriali. Le Port Autorities sono chiamate, a tal fine, ad elaborare dei piani annuali (Plan de Empresa) nei quale andranno indicati, fra l’altro, le previsioni economico-finanziarie e gli obiettivi di gestione perseguiti, con una descrizione della situazione di partenza. Quest’ultima misura mira ad evitare l’indebitamento degli enti in questione, incentivandone la buona gestione, in termini di qualità ed efficienza dei servizi resi ai propri utenti.

La nuova legge introduce infine l’obbligo per le autorità portuali di elaborare un Rapporto di Sostenibilità, da accompagnare al Plan de Empresa, incentivando così lo sviluppo di buone pratiche ambientali.