"Buy american" e Stimulus bill

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Il Congresso degli Stati Uniti ha recentemente approvato una legge, denominata “American Recovery and Reinvestment Act”, (cd. “Stimulus Bill”), la quale dispone un’ingente manovra fiscale, basata su misure di spesa pubblica e tagli alle tasse, per un totale di circa 787 miliardi di dollari. L’art. 1605 di tale legge prevede un vincolo nell’utilizzo dei fondi stanziati, i quali potranno essere utilizzati esclusivamente nell'ambito di progetti di costruzione, modifica, conservazione o riparazione di edifici pubblici o di altre opere pubbliche nei quali viene utilizzato ferro, acciaio ed altri prodotti manufatti americani. Esistono tuttavia alcune limitate eccezioni a tale regola, come ad esempio nel caso il cui il vincolo di cui sopra produca effetti contrari al pubblico interesse; quando vi è scarsa disponibilità dei beni in questione prodotti negli USA e la loro qualità è bassa, e quando l'utilizzazione di marteriali americani è in grado di provocare un incremento di costi superiore al 25% rispetto all'ipotesi in cui tale progetto venga realizzato con beni omologhi provenienti dall’estero. In ogni caso è necessaria una giustificazione scritta che provi che l’utilizzo di materiali non prodotti negli USA avviene alle condizioni previste dall’articolo in oggetto.

Tale disposizione sta suscitando notevoli preoccupazioni anche negli USA, dove molte aziende temono che i loro partner commerciali applicheranno delle simili misure ritorsive nei loro confronti, per limitare i loro investimenti in Europa ed Asia. Proprio per evitare tale effetto, il suddetto articolo prevede al paragrafo d) una clausola di salvaguardia la quale stabilisce che le disposizioni sul “buy american” saranno applicate coerentemente con gli impegni assunti dagli USA nel quadro del commercio internazionale. Il riferimento è principalmente all'Accordo del WTO sugli appalti pubblici del 1981 (Government Procurement Agreement - GPA), negoziato in ambito WTO e che disciplina le condizioni di accesso al mercato internazionale delle commesse pubbliche. Tale accordo plurilaterale obbliga infatti i paesi firmatari (36 in totale, tra cui gli USA e l'UE) ad aprire il proprio mercato alla concorrenza delle altre parti contraenti. Gli Stati che hanno sottoscritto il GPA non dovrebbero pertanto essere colpiti dal provvedimento americano. Molto però dipenderà dall'applicazione che riceverà nella pratica la nuova legge, essendo il suddetto Accordo stato ratificato solo da 13 (su 50) Stati americani, con la conseguenza che quelli di loro che non lo hanno ancora adottato, in teoria potrebbero assoggettare alle misure restrittive disposte dallo Stimulus Bill anche i Paesi sottoscrittori dell'Accordo.

Per ulteriori dettagli vedasi il seguente articolo