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Certificazione e verifica dell’origine preferenziale, un’analisi a livello mondiale

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Un nuovo studio dell’Organizzazione Mondiale delle Dogane analizza le principali pratiche in materia di gestione delle regole di origine preferenziale, nonché di certificazione e verifica delle relative prove messe in atto dai vari paesi del mondo, sottolineando come l’elevato numero degli Accordi di  Libero Scambio produca una complicazione del sistema commerciale internazionale, per via della proliferazione di queste regole dal carattere restrittivo ed oneroso, che tra l’altro contribuiscono ad elevare i costi di transazione a carico delle imprese, come recentemente evidenziato dall’Organizzazione Mondiale del Commercio nell’ultimo World Trade Report (2011), specificamente dedicato agli accordi di commercio preferenziale. Le regole di origine infatti, incluse quelle relative ai metodi di certificazione e verifica dell’origine, differiscono da accordo in accordo.

Allo stato attuale esistono più di 200 Accordi di  Libero Scambio (ALS) in tutto il mondo. Dall’analisi dei dati contenuti nel database sull’origine dell’OMD, risulta inoltre che il 96% dei membri dell’Organizzazione è incluso in media in circa 8 accordi di tal genere.

Il nuovo documento di analisi dell’OMD, il quale integra un precedente studio comparato sulle regole preferenziali di origine (aprile 2011), si basa sui dati tratti da un questionario inviato l’anno scorso dalla Segreteria OMD a tutti i membri dell’Organizzazione. L’analisi delle risposte fornite dalle varie amministrazioni doganali costituisce lo spunto per trarre alcune interessanti conclusioni:

a) Il principale strumento di prova dell’origine preferenziale è costituito da appositi certificati, detti "di origine preferenziale", emessi in genere dalle autorità doganali del paese di esportazione su richiesta dell'operatore o direttamente dagli esportatori (come avviene ad esempio negli USA, Canada, Messico e Porto Rico, con il NAFTA certificate of origin, attestante l'origine delle merci da uno dei Paesi dell'area di libero scambio NAFTA), sebbene molti Paesi si avvalgano, come alternativa agli stessi, di una dichiarazione (autocertificazione) sulla fattura da parte dell’esportatore. Solo in casi estremamente rari viene invece ammessa un’autocertificazione dell’origine a cura dell’importatore.

b) Nella quasi totalità dei casi, le dogane richiedono che la prova di origine venga fornita in formato cartaceo. I certificati di origine preferenziale elettronici infatti, non vengono accettati dalla maggior parte delle dogane dei paesi di importazione, così come non vengono accettate copie delle prove di origine preferenziale. In linea di principio sono dunque richiesti sempre i certificati originali.

c) In genere viene richiesta una prova di origine per ciascuna singola spedizione. Le uniche esenzioni riguardano spedizioni di modico valore, di paccottiglie di basso valore da privato a privato e bagagli al seguito trasportati dai viaggiatori. Quanto all’esame dei certificati in oggetto, di solito si tratta di attività di verifica basate sull’analisi dei rischi della spedizione o comunque concentrate sulle sole spedizioni ad alto rischio e che fanno il più delle volte leva su meccanismi di cooperazione amministrativa, ossia sulla collaborazione fra le autorità doganali del paese di importazione e di esportazione. Per quanto riguarda invece il contenuto dell’esame, esso si sofferma su 3 elementi principali: 1) l’originalità del timbro, 2) l’autenticità della firma e 3) la coerenza delle informazioni riportate nel certificato. Dallo studio in questione risulta infine che molte amministrazioni doganali si limitano a effettuare verifiche solo prima che venga autorizzato lo svincolo della merce, mentre i controlli aposteriori sui certificati di origine non sempre sono previsti.

Le principali problematiche a cui le dogane si trovano a dover affrontare, di fronte alla complessità e la proliferazione delle regole di origine, sono rappresentate dalla mancanza di conformità nei requisiti di certificazione, dall’assenza di procedure standardizzate di verifica e soprattutto dalla mancanza di capacità tecniche da parte dei propri funzionari nell’eseguire tali accertamenti. La formazione dei funzionari doganali è infatti individuata come soluzione chiave per una gestione efficace delle regole di origine preferenziale, così come l’informazione del settore privato circa il corretto utilizzo di tali regole ed il rafforzamento della cooperazione con le autorità competenti costituiscono altri fattori importanti.

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